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Johann Wolfgang Goethe: "Faust"

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Una scena del celebre film 'Faust' del 1960
Una scena del celebre film del 1960 che si basa sull'opera di Goethe. A sinistra Faust (Willi Quadflieg) che dialoga con Mefistofele (Gustav Gründgens), a destra.

"Faust non è imitabile..."

"Il Faust fa convivere sotto lo stesso tetto dramma shakespeariano e tragedia greca, moralità medievale e rivista satirico-illuministica, poema epico e aforisma gnomico, ballata popolare e lirica cerebrale, frecciate politiche e squarci di dialogo scientifico. Per questo il Faust non è imitabile. Discorso analogo si può fare per lo stile, cioè per quella foresta di stili e di proposte linguistiche e verbali, formali e sonore che costituisce uno dei lati più attraenti dell'opera".

Dalla prefazione di Italo Alighiero Chiusano al libro "Faust - Urfaust".

Breve commento all'opera di Goethe:

Il Faust è l'opera più famosa di Goethe ed era anche l'opera della sua vita: dai primi frammenti al termine della seconda parte dell'opera passarono 60 anni, in cui si susseguono varie versioni, anni di febbrile lavoro e decenni di interruzioni, in cui Goethe è distratto da altri progetti.

Il Faust di Goethe è uno scienziato, insoddisfatto dei limiti del sapere umano che, ormai vecchio, viene tentato dal demonio Mefistofele. Gli vende la propria anima in cambio di giovinezza, sapienza e potere. Ora Faust, onnipotente, può disporre delle sorti altrui: porta alla follia e alla morte una povera fanciulla, Margherita; poi inizia a esercitare la sua diabolica influenza presso le corti principesche del gran mondo. E benché tutto sembri congiurare contro la salvezza dell'anima di Faust, la pietà divina riconosce il desiderio di bene che è stato all'origine di tutti i suoi peccati: la stessa Margherita interviene per Faust, simbolo ormai dell'umanità stessa e del suo cammino verso la redenzione.

Goethe non vede in Faust il grande peccatore da punire, come lo voleva la tradizione religioso-popolare, per lui la volontà di Faust di sapere, di andare oltre è positiva e così alla fine Dio salva l'anima di Faust. La leggenda dell'uomo che stringe un patto con il diavolo non è che uno spunto per proporre un tema molto più profondo, cioè quello dell'uomo che deve trovare un significato e un valore per la sua vita, che erra tra mille tentazioni e cade e pecca, ma alla fine ritrova la sua dignità e il senso della sua esistenza.

Il Faust di Goethe rappresenta l'umanità, la sua insofferenza dei limiti della coscienza e il tentativo di superarli è per Goethe "il più nobile delle aspirazioni dell'uomo".

Le versioni del Faust di Goethe:

L'Urfaust

La prima versione del Faust, scritta tra il 1770 e il 1775, è influenzato dalle rappresentazioni del Faust sotto forma di teatro delle marionette a cui il giovane Goethe assiste a Francoforte, la sua città natale. L'Urfaust appartiene alla corrente letteraria tedesca dello Sturm und Drang, è concepito nello stesso periodo del "Werther". A differenza delle versioni successive è ancora una tragedia a tutti gli effetti: il destino di Faust di dover andare, alla fine del patto con il diavolo, all'inferno non è senza eroica grandezza, ma viene intesa proprio come dannazione. Questa prima versione è comunque dominata dalla "tragedia di Margherita" (Gretchen), la ragazza sedotta e abbandonata da Faust che finisce sul patibolo per aver abortito il figlio avuto da Faust. Questo elemento è una novità rispetto alle precedenti opere sul mito del Faust, all'epoca già piuttosto numerose. L'Urfaust non viene pubblicato, è conosciuto solo ad alcuni amici e a quelli che assistono alle letture dell'opera a Weimar.

Faust, 1a parte

Questa versione viene pubblicata nel 1808 e rappresenta un notevole cambiamento rispetto all'Urfaust. Nel frattempo Goethe ha abbandonato gli eccessi dello Sturm und Drang ed è ormai il rappresentante più noto del classicismo. All'opera viene aggiunto il "Prologo in cielo" in cui Mefistofele parla con Dio strappandogli il permesso di usare Faust per uno sperimento: vuole placare, con i suoi mezzi, la brama di azione e di conoscenza di Faust, per avere in cambio la sua anima. Ma Dio sa che Faust è un uomo buono ed è fiducioso che si salverà comunque.

Di seguito Mefistofele appare a Faust e fa un' altra scommessa con lui, promettendogli di fargli vivere attimi di piacere tali da fargli desiderare di fermarsi e di rinunciare alla ricerca di conoscenza. In cambio avrebbe avuto la sua anima. Faust è sicuro di sé ed è convinto che nulla mai al mondo lo sazierà tanto da fargli desiderare quel che vuole il diavolo. Quindi, non si tratta più di un patto col diavolo, alla fine del quale il destino di Faust è comunque segnato. Adesso la partita è aperta. In questa maniera il destino di Faust non è più una faccenda individuale, ma assume un carattere universale che riguarda tutti gli uomini. Anche in questa versione la tragedia di Gretchen ha un ruolo centrale, come nell'Urfaust, la vita di Margherita è distrutta: è disonorata lei e la sua famiglia, il fratello perde la vita in un duello con Mefistofele, la madre muore per il dolore. Ma quando Margherita sta per morire interviene Dio donandole la salvezza eterna. Così, alla fine di questa prima parte, si intravede già la salvezza anche di Faust che avverrà alla fine della seconda parte.
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Faust, 2a parte

Goethe finisce la seconda parte di questa monumentale opera nel 1831, essa viene pubblicata alcuni mesi dopo la sua morte nel 1832. Dopo la tragica esperienza amorosa con Gretchen, Faust si rivolge al "grande mondo" della corte imperiale, per sperimentare le seduzioni del potere, la ricchezza e la gloria terrena. Tutto ciò però non lo soddisfa. Faust cerca un nuovo amore, conosce Elena di Troia, la bellezza suprema. Hanno un figlio, Euforione, ma questi è destinato a morire giovane.

In seguito, preso da nostalgia e dai rimpianti Faust si stabilisce in un appezzamento costiero, occupandosi costantemente della bonifica della zona. Ormai è molto vecchio e per farlo cadere nello sconforto il diavolo lo priva della vista. Ma Faust non si abbatte neanche per la cecità. Immaginando un futuro roseo dove un popolo laborioso e libero avrebbe realizzato grandi opere per la propria felicità, Faust afferma che, se fosse vissuto tanto da vederlo, avrebbe desiderato che quell'attimo si fermasse.

Mefistofele lo fraintende e crede che Faust stia davvero rassegnandosi già adesso. Perciò fa morire Faust, convinto di aver vinto la scommessa e di conseguenza reclama la sua anima. Faust però sale al cielo per il suo costante impegno a favore del bene dell'uomo e della società. È salvato, nonostante tutti gli errori e tutte le tragedie che ha provocato nella sua vita.

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