Albert Speer è l’architetto, l’ideatore e l’esteta del nazionalsocialismo.
Nasce nel 1905 da una famiglia di architetti a Mannheim e segue le orme
parentali. Studia prima a Karlsruhe, poi a Monaco, infine presso l’Istituto
di Tecnologia di Berlino dove si diploma brillantemente. Il 28 agosto 1928
si sposa con Margarete Weber. Durante gli anni di formazione non si
interessa di politica. Nel dicembre 1930, dopo aver partecipato ad un
comizio di Hitler, ne resta affascinato al punto di iscriversi al partito
nazionalsocialista il 1 marzo 1931, membro numero 474481.
Viene subito notato per la sua genialità, creatività e precisione al punto
che già nel gennaio 1933, a governo appena insediato, un uomo tra i più
influenti del Terzo Reich, Rudolf Hess, lo incarica di allestire il raduno
del partito nazista del maggio 1933 a Norimberga.
Il risultato sorprendente convince il ministro della propaganda Joseph
Goebbels a nominarlo responsabile dei raduni del Reich e lo incarica di
riprogettare e rinnovare proprio la sede del suo ministero. Cosa però
fondamentale, viene presentato al Führer. Tra i due si stabilisce subito una
forte intesa, forse proprio perché anche Hitler stesso in gioventù era
stato, sebbene mediocre, un artista e rimaneva radicato in lui un interesse
verso l’arte in generale.
Nel giro di breve tempo Hitler nomina Speer primo architetto della nazione e
trascorre con lui molto tempo a discutere, immaginare e disegnare i futuri
sviluppi estetici del Reich nascente in particolare la creazione di una
nuova Berlino.
I progetti di Speer esaltano il dittatore con una capitale dominata da
imponenti geometrie e palazzi colossali, tutti volti naturalmente a far
risaltare la potenza tedesca. Oltre alla commissione sulla ristrutturazione
urbanistica di Berlino, il primo lavoro dell’architetto riguarda la
costruzione dello Stadio Olimpico per le gare del 1936. Subito dopo progetta
anche la nuova Cancelleria del Reich che viene però distrutta dall’Armata
Rossa nel 1945. In sostanza quasi nessuna delle sue visioni viene poi
concretizzata a causa dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Il 7
febbraio 1942 quando muore il ministro degli armamenti Todt, Speer viene
nominato suo successore. Con la stessa meticolosità della sua arte gestisce
dunque la produzione bellica.
Tuttavia, conscio di una ormai inevitabile sconfitta della Germania, è
l’unico che tenta di convincere il Führer alla resa. E’ anche uno dei pochi
leader che si oppone alla strategia della terra bruciata in cui si voleva
distruggere tutto ciò che sarebbe potuto cadere in mano nemica durante la
ritirata. In sostanza gode di una libertà tale da contravvenire gli ordini
di Hitler stesso.
Ascoltato a Norimberga il 19 giugno 1946 viene accusato per la deportazione
e lo sfruttamento di civili europei nelle fabbriche per la produzione di
armi e non solo. L’architetto riconosce il fatto che Hitler abbia gettato il
popolo tedesco nell’abisso e rimane uno dei pochi a dichiararsi colpevole.
Viene condannato a 20 anni di carcere che sconterà nel carcere di Spandau, a
Berlino Ovest.
Liberato nel 1966 dopo il suo rilascio diventa un assiduo collaboratore di
giornalisti e storici come testimone oculare del suo tempo. Pubblica alcuni
libri sul tema della Germania nazista in cui riflette sul proprio ruolo e
coinvolgimento nel regime hitleriano. Celebre rimane l’intervista dello
storico Joachim Fest che ne ha raccolto le memorie. Ma la maggior parte
degli storiografi ritiene che nei suoi libri Speer minimizzi il proprio
ruolo personale nelle atrocità di quel periodo. Alcuni documenti scoperti
dopo la morte di Speer provarono inoltre che già nel 1943 Speer era a
conoscenza di ciò che veramente accadeva ad Auschwitz.
L’architetto del regime
muore a Londra il 1 settembre 1981.
L'architettura di Speer:
Il progetto di Speer (1939) per trasformare il
centro di Berlino, che doveva diventare "Welthauptstadt Germania" (Germania,
capitale del mondo). Questo viale doveva essere largo 120 m e lungo 6 km. In
basso una nuova stazione ferroviaria, al centro un arco di trionfo e in
fondo la gigantesca "Ruhmeshalle" (Sala della Gloria), che alla base doveva
misurare 315 m x 315 m, con un'altezza di 320 m. Dietro era progettato un grande lago
artificiale (1.200 m x 400 m) in cui questo gigantesco edificio si doveva
specchiare. Lo scoppio della guerra nello stesso anno impedì la sua
realizzazione. foto:
Deutsches Bundesarchiv Un confronto della
progettata "Ruhmeshalle" (altezza progettata 320 m) con le dimensioni attuali del Reichstag
(a destra, altezza: 75 m) e con la Porta di Brandeburgo (a destra in basso,
altezza 26 m).
foto:
ita.archinform.net/projekte/4486
Speer è un personaggio alquanto controverso. La sua architettura, come
quella dei principali regimi totalitari, pone molta attenzione ai piani
urbanistici e alle forme architettoniche in grado di legittimare l’ideologia
fondante della nazione. Tutto deve evocare grandezza, potere. L’architettura
si deve fare dunque monumentale e dimostrare come l’uomo sia piccolo di
fronte all’ideologia e allo stato.
Al gigantismo delle proporzioni si deve unire un simbolismo in grado di
affermare, persino attraverso l’edilizia, la gerarchia del potere.
Il concreto esempio sulla mastodonticità degli edifici di Albert Speer è
subito riscontrabile all’esposizione di Parigi del 1937 dove guadagna la
medaglia d’oro per la progettazione del padiglione della Germania. Un
manufatto dove la verticalità e il gigantismo si coniugavano con una forma
neoclassica arricchita dell’onnipresente aquila nazista. Il suo talento
artistico non l’ha di certo alleggerito del fardello dei molti crimini del
regime. Il minor coinvolgimento di altri nell’organizzazione delle
principali atrocità non può certo giustificare.
Resta comunque ancora oggi
una delle figure più discusse del suo tempo.