Friedrich Dürrenmatt (1921-1990) in una foto del 1989
foto:
Elke Wetzig
La fama dell'opera:
Die Physiker – Eine Komödie in zwei Akten (I fisici - una commedia in due
atti) fu terminata nel 1961 e vide la luce della scena per la prima volta il
20 febbraio 1962 nello Schauspielhaus di Zurigo, sotto la regia di Kurt
Horwitz, con Therese Giese nel ruolo di Mathilde von Zahnd e Hans Blech in
quello dello scienziato Möbius. Lo stesso Dürrenmatt partecipò alla
preparazione della prima. La fama dell'opera fu tale che fu recitata ben
presto a Londra (il 9 gennaio 1963) sotto la regia di Peter Brook e a
Broadway. Nel 1964 fu addirittura curata un'edizione televisiva della pièce,
il cui regista era Fritz Umgelter. Dürrenmatt scrisse una nuova versione del
testo teatrale nel 1981 per l'edizione della versione integrale.
La trama:
La commedia narra di un fisico nucleare, Möbius, che scopre la formula
universale del sistema per tutte le scoperte. Onde evitare che i suoi studi
finiscano nelle mani sbagliate si fa internare in una casa di cura, Les
Cerisiers, fingendosi pazzo. Lo seguono, inscenando la stessa malattia, un
agente segreto americano che fa finta di credere di essere Newton, e una
spia comunista, che dice di credersi Einstein. Questi intendono
impossessarsi della formula segreta, ma, al termine della pièce, l'unica
persona che riuscirà a ottenere le carte, sarà la proprietaria della
clinica, Mathilde von Zahnd. Costei è l'unica vera folle, che intende
assoggettare tutto il mondo con la scoperta di Möbius.
Terese Giese nel ruolo della Mathilde von Zahnd
nella prima dei "Fisici" a
Zurigo (1962)
Le radici storiche e personali dell'opera:
I motivi per cui fu scelto l'argomento della ricerca scientifica hanno
radici sia storiche che personali. L'autore aveva partecipato in gioventù
alle rappresentazioni del Cabaret Cornichon, sotto la guida di Lesch. Qui lo
scrittore affrontò per la prima volta il tema dello scienziato nell'era
atomica attraverso il numero "Der Erfindner". La scenetta rappresenta uno
scienziato e la sua microscopica bomba, capace di distruggere la Terra. Alla
detonazione dell'ordigno, però, lo studioso preferisce la salvezza del
pianeta, perciò nasconde l'arma potentissima nella scollatura di una
signora.
Per di più, nel 1956 il letterato svizzero scrisse una recensione per il
libro di Robert Jungk "Heller als tausend Sonnen" (“più lucente di mille soli”
edito in Italia come "Gli apprendisti stregoni") per la rivista “Weltwoche”. Il testo di Jungk, secondo Dürrenmatt, metteva
in luce una nuova forma di potere: basata sulla conoscenza di un'élite di
scienziati, separata in piccoli gruppi nazionali dai governi guerrafondai.
Solo uniti i ricercatori potevano far fronte ai nuovi problemi causati dalla
scoperta dell'energia nucleare. Invece gli studiosi furono allontanati e
costretti a porre la loro conoscenza nelle mani delle autorità, soprattutto
a causa dell'intervento di Hitler. I pochi scienziati che si ribellarono a
questo nuovo ordine delle cose agirono con troppo ritardo, mentre tutti gli
altri si lasciarono concupire dal “fascino della tecnica” (Dürrenmatt, 1982,
p.107-108).
Una commedia grotesca:
La forma teatrale utilizzata dall'autore per esprimere la paura del mondo,
della piega che stava prendendo, è la commedia, perché nel mondo moderno
così caotico a causa della politica della superpotenza non è più possibile
utilizzare la tragedia. Inoltre la commedia è l'unico mezzo espressivo sulla
scena che permette l'impiego del paradosso. L'assurdità si presenta sotto
forma di colpi di scena e di casualità come possono essere gli incidenti, le
malattie, le crisi. Questi interventi del destino sono utili per dar forma
al procedimento di allontanamento della platea, affinché gli astanti possano
più facilmente riconoscere che il commediografo ha voluto rappresentare il
“peggior risvolto possibile” (Gerhard Knapp, 1980, p.9) dell'evento. La
peggiore possibilità è uno sviluppo della tipica "Gegenwelt" dürrenmattiana,
che funge da mondo parallelo e che ha come tramite sul palcoscenico
l'ironia. L'utilità della Gegenwelt è che essa sottopone agli spettatori il
risultato dell'opera umana nella sua forma più pericolosa. Ciò deve fungere
da stimolo a prendere le proprie responsabilità per poter evitare ciò che si
teme. Il nonsenso in quest'opera è dato soprattutto dal tentativo del
singolo – Möbius – di nascondere quello che è stato ormai scoperto: “ogni
tentativo individuale è destinato a fallire” (Dürrenmatt, 1982, p.77).
Ma il
più grande paradosso Dürrenmatt lo riconosce nel mondo reale dove ci si arma
per la pace e per evitare lo sterminio. Si producono ordigni nucleari per
salvare l'umanità impietosamente guidata dai politici. Altro strumento
dell'autore per il paradosso è il grottesco. L'umorismo è eccessivo, tale da
divenire parodia. Anche la rappresentazione fisica si attiene alla regola
dell'eccessivo, infatti tutti i personaggi sono fortemente tipizzati grazie
al loro aspetto. Inoltre, i personaggi che ricoprono i ruoli più morbosi
sono quelli che l'immaginario comune meno accetta come tali: donne, bimbi e
anziani.
Per l'autore il grottesco e il paradosso erano mezzi ottimali per giungere
al "Verfremdungseffekt" (effetto dell'alienazione) usato anche da
Bertolt Brecht. Al letterato svizzero premeva anzitutto far
comprendere il suo punto di vista allo spettatore, facendolo ragionare
lucidamente su ciò che era inscenato. E secondo Dürrenmatt l'opinione
pubblica doveva essere assolutamente sensibilizzata su un argomento
scottante come le armi di distruzione di massa e il ruolo degli scienziati
in questa situazione.
Testo: Elena Ossella De Filippo
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