Viaggio in Germania - La cultura musicale
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Johann Sebastian Bach

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Johann Sebastian Bach
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
ritratto del 1748 di Elias Gottlob Haussmann
fonte:
Wikimedia Commons
Articolo di Daniele Brina

Un colloquio di Dio con se stesso...

“Un colloquio di Dio con se stesso, poco prima della creazione” è la celeberrima frase con cui il grande Johann Wolfgang Goethe definisce Bach e il suo operato. Già questo è sufficiente per stabilire la portata dello stupefacente genio musicale tedesco.

Benché oggi Johann Sebastian Bach rappresenti uno dei più grandi musicisti di ogni tempo, in vita gli vengono riservate poche glorie. I contemporanei del XVII secolo lo apprezzano come organista, ma non come compositore, per lo stile considerato arcaico e ancorato alla tradizione polifonica rinascimentale. Il suo prodigio viene riscoperto grazie al musicologo tedesco Johann Nikolaus Forkel che durante i primi anni dell’Ottocento è l’autore della prima biografia di Bach.

La formazione musicale di Bach:

Johann Sebastian nasce ad Eisenach nel 1685; rimasto orfano all’età di dieci anni viene ospitato per un po' dal fratello maggiore a Ohrdruf. Lì studia presso il ginnasio per poi completare gli studi a Lüneburg alla Michaelisschule. Conclusa la scuola superiore non frequenta l’università per motivi economici, ma ottiene un primo impiego come violinista nella cappella del principe di Weimar. La sua fama crescente fa in modo che presto, nel 1704, si trasferisca ad Arnstadt presso la locale Neue Kirche. A quest'epoca risalgono le sue prime composizioni di rilievo per organo e prima cantata sacra.

Nel 1705 usufruisce di una licenza dal suo servizio per ascoltare, a Lubecca, il grande compositore e organista tedesco-danese Dietrich Buxtehude. Bramoso di apprendere nuove conoscenze sull’organo, le sue tecniche e la cantata vi si sofferma per quasi quattro mesi. Il Concistoro di Arnstadt lo rimprovera e Bach, poco dopo, lascia l’incarico per intraprendere quello di organista presso la chiesa di San Biagio a Mühlhausen. Qui resta per un anno, dove conosce e sposa la cugina Maria Barbara dalla quale avrà sette figli.
La Thomaskirche a Lipsia   La statua di Bach a Lipsia
a sinistra: la Thomaskirche a Lipsia, foto: Dirk Goldhahn
a destra: la statua di Bach (del 1845) davanti alla Thomaskirche, foto: Staka
La Thomaskirche a Lipsia
La statua di Bach a Lipsia
in alto: la Thomaskirche a Lipsia, foto: Dirk Goldhahn
in basso: la statua di Bach (del 1845) davanti alla Thomaskirche, foto: Staka

Tra Weimar, Cöthen e Lipsia:

Nel 1708 è Hoforganist e Kammermusik (organista di corte e cembalista) alla corte di Weimar. Nel 1714 diviene anche Konzertmeister. A Weimar matura e compie la maggior parte delle sue composizioni per organo; le cantate di questo periodo sono fondamentali poiché volte a riprodurre sia nella parte vocale sia in quella strumentale la moda dell’opera. Un esempio per tutti è la Jagdkantate (Cantata alla caccia).

Nel 1717 diventa Kappellmeister (Maestro di Cappella) presso la corte del principe d’Anhalt a Cöthen. Nei cinque anni che trascorre qui compone musica da camera e da concerto tra cui i 6 Concerti Brandeburghesi dedicati all’Elettore di Brandeburgo, il Clavicembalo ben temperato, le Sonate per violino e le Suites per violoncello. Nel 1720 ritorna a Karlsbad e muore la moglie Barbara. L’anno successivo si risposa con Anna Magdalena Wilcken che gli dà ben tredici figli. Nel 1723 si trasferisce a Lipsia con l’incarico di Kantor della Thomasschule. Questa città resta la tappa definitiva nella carriera di Johann Sebastian fino alla morte.

Gli anni della maturità:

Da Lipsia si muove poco; degno di nota è senz’altro il viaggio compiuto a Potsdam nel 1747 alla corte di Federico II di Prussia dove lavora il figlio Carl Philipp Emanuel. Nella città della Sassonia produce costantemente; compone musiche per clavicembalo, per soli e orchestra, per organo, oratori e circa 200 cantate. Tale vastità ha imposto un catalogo sistematico dei lavori di Bach; esso è stato curato da Wolfgagng Schmieder a cui si deve la sigla BWV (Bach Werke Verzeichnis) con la quale oggi sono indicate le composizioni. La classificazione è così ripartita: I numeri iniziali di questa catalogazione, come sopra descritto, rappresentano le cantate sacre o da chiesa, la maggior parte delle quali create a Lipsia. Si pensa che ne siano state realizzate oltre trecento, ma solo duecento ci sono pervenute fino ad oggi; alcune di esse sono cantate tratte da cori luterani, altre basate su liberi testi in poesia. Oltre alle sacre vi sono quelle profane. Sempre in ambito vocale Bach produce le grandi Passioni: quella secondo S. Giovanni del 1724 e quella secondo S. Matteo del 1729. Seguono gli oratori di Natale del 1734 e quello di Pasqua del 1736, cinque messe di cui quattro brevi luterane e quella cattolica in si minore in latino del 1733, i mottetti a cappella, il Magnificat e le quattro ouverturen per orchestra.

Oggi si ricorda anche l’immensa produzione organistica che palesa la sua abilità nel contrappunto. Impossibile non menzionare i numerosi preludi e fuga, toccate e fuga, fantasie. Unitamente non vanno dimenticati i meravigliosi corali come quelli di Lipsia tra il 1747 e il 1749, i Corali Schübler tra il 1746 e il 1750 e la raccolta didattica dell’Orgelbüchlein. Ma Bach affida la sua sperimentazione formale e stilistica al clavicembalo più che all’organo. Nelle opere destinate a questo strumento il compositore rivolge i suoi studi e intenti didattici; è sufficiente pensare ad esempio al già menzionato Clavicembalo ben temperato o alle raccolte chiamate Clavierübungen contenenti Suites inglesi, il Concerto italiano, le Variazioni Goldberg e le Partite. Si conoscono poi i famosi Brandeburgidche Konzerte e i concerti solistici; meno notizie possediamo su altra musica strumentale bachiana come i Concerti per clavicembalo, quelli per violino e alcune Suites.

Non meno importanti sono le due opere teoriche Die Kunst der Fuge (L’Arte della Fuga) che ci parla della funzione del contrappunto e Das musikalische Opfer (L’offerta musicale).

Johann Sebastian Bach muore nel 1750 a Lipsia. E’ stato spesso considerato come l’emblema del conformismo, ma in realtà è un uomo e un artista straordinariamente aperto. Pur non uscendo dalla Germania si è sempre tenuto aggiornato. Assimila, filtra vari linguaggi e ne crea uno proprio con una fusione di modernità e tradizione. Trasforma quest’ultima in qualcosa di nuovo. Eredita tutte le tecniche del contrappunto dai fiamminghi inserendole in un nuovo contesto tonale. Bach sfrutta questo sistema non solo vocalmente, ma anche sugli strumenti in modo da costruire nuove potenzialità espressive.

Testo: Daniele Brina

Toccata e fuga in re minore (BWV 565) di Johann Sebastian Bach:

Organista: Karl Richter
Organo: Dreifaltigkeitsorgel / Basilika von Ottobeuren
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