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Gli italofoni nella scuola tedesca

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Lavoratrici italiane in una fabbrica di cioccolata a Colonia (nel 1962)
1962: lavoratrici italiane in una fabbrica di cioccolata a Colonia
foto:
Rolf Unterberg / Bundesarchiv
Tesi di laurea di Eleonora Massa

Informazioni generali:

Abstract della tesi:

In questo lavoro vengono ripercorse le tappe fondamentali della storia culturale, sociale e linguistica della comunità italiana in Germania. Il filo conduttore dell’intero discorso è il tema della scolarizzazione dei giovani, del loro inserimento nel contesto scolastico tedesco e della constatazione della loro generalizzata tendenza all’insuccesso, rimasta pressoché costante a partire dagli anni delle prime ondate migratorie fino ai nostri giorni.

engono affrontate, descritte ed analizzate le cause che ad oggi possono venir considerate come determinanti la riuscita o il fallimento scolastico dei soggetti che crescono nella doppiezza culturale e linguistica, individuando così due tipologie principali di fattori che influenzano e declinano il tipo di rapporto tra alunno e scuola.

La prima tipologia è quella delle cause socio –economiche, la seconda quella delle cause istituzionali: è possibile certamente annoverare tra i costituenti del primo gruppo il livello culturale del contesto familiare di provenienza del giovane (solitamente basso nel caso italiano, ma anche presso altre comunità immigrate), i deficit, soprattutto linguistici, degli alunni e delle loro famiglie, e il modo poco produttivo in cui molti immigrati hanno affrontato, o affrontano ancora, la loro esperienza in Germania, percependola come provvisoria e trascurando gli aspetti determinanti e contribuenti all’integrazione, quali l’istruzione dei propri figli e un buon apprendimento della lingua tedesca.

Tra le cause istituzionali vanno invece inseriti quegli aspetti più specificamente legati alla gestione strutturale dei percorsi formativi, alle pratiche didattiche sperimentate con l’obiettivo dell’integrazione scolastica e di conseguenza sociale: le misure preventive con cui le istituzioni tedesche hanno cercato di far fronte all’emergenza del numero sempre maggiore di allievi stranieri nelle scuole, l’importanza praticamente esclusiva affidata al deficit linguistico di molti di questi (che si è cercato di colmare con i corsi di recupero, noti come Vorbereitungsklassen o classi preparatorie), l’eterogeneità dei provvedimenti data dal federalismo tedesco ed infine la scissione didattica pomeridiana dei così detti “corsi di lingua e cultura italiana” hanno contribuito a creare una situazione in cui, attraverso la scuola, le difficoltà di questi ragazzi non venivano superate ma acuite, in cui il potenziale bilingue e biculturale non veniva adeguatamente promosso ma screditato. Il disagio scolastico analizzato è quindi il risultato di un complesso sistema di fattori che interagiscono tra loro, ed è stato rappresentato nel corso del tempo da caratteri specifici e costanti: concentrazione elevata di alunni italiani nei gradini più bassi dell’istruzione (la scuola elementare, la Hauptschule e le scuole differenziali), scarsa presenza nei licei, tasso elevato di percorsi d’istruzione interrotti senza il conseguimento di un titolo finale. È una tendenza questa, riscontrabile anche presso le altre minoranze linguistico –culturali presenti in Germania, ma che negli italiani raggiunge livelli particolarmente elevati condivisi solo con i giovani di origine turca.

A questa situazione i consolati e gli uffici scuola italiani sul territorio tedesco cercano di reagire produttivamente da circa quindici anni con i progetti di istruzione bilingue, che rivalutano, superano e cercano di dare una nuova forma alla bipolarità dei ragazzi provenienti da una storia migratoria più o meno recente. È chiaro quindi che si tratta di tentativi che nascono dalla stretta collaborazione con gli apparati scolastici autoctoni, e non del tentativo di rivendicazione nazionale, di difesa provinciale della propria lingua e cultura. Al contrario la didattica bilingue si propone di superare proprio il concetto del monolinguismo e dell’univocità culturale, trovando i propri presupposti teorici nelle tesi che accreditano il valore e l’importanza della crescita e dello sviluppo bilingue. Propone dunque un modulo alternativo a quello della scelta e della scissione, un modello di integrazione ed equilibrio linguistico e culturale. La scelta di rendere tanto il tedesco quanto l’italiano lingue di insegnamento e ambiti disciplinari paritetici vuole essere una misura atta a recuperare la diffusa condizione di “semilinguismo” riscontrata in molti apprendenti di origine straniera, in virtù della quale né l’uno né l’altro codice linguistico vengono adeguatamente appresi (molto frequente è infatti il caso in cui alle difficoltà in tedesco si aggiunge l’uso predominante, se non esclusivo, del dialetto nel contesto familiare, aspetto che pregiudica il conseguimento di una buona competenza anche in italiano).

In seguito ad una descrizione introduttiva dei presupposti metodologici della sperimentazione, l’attenzione viene principalmente rivolta alla realtà di Francoforte sul Meno, dove dal 1997 è stato avviato un primo ciclo bilingue in una scuola elementare, e dal 2000 è stata creata una sezione con lo stesso indirizzo presso uno dei licei della città. Dall’anno scolastico 2002/2003 è partito infine un secondo ciclo bilingue in un’altra scuola elementare, la Holzhausenschule, cui per motivi legati al mio diretto coinvolgimento è stata dedicata una parte consistente dell’illustrazione didattica. Da alcune esercitazioni svolte nelle classi in cui ho collaborato come assistente di lingua italiana ho inoltre estrapolato l’analisi di alcuni aspetti critici incontrati dagli apprendenti l’italiano.

La particolarità delle classi bilingui di Francoforte è rappresentata dalla loro costituzione, in cui una metà degli alunni ha una diretta origine italiana (data da entrambi o uno dei genitori), mentre l’altra è costituita da bambini tedeschi: questi ultimi costituiscono quindi una parte indispensabile della sperimentazione, ed è proprio grazie a loro che il modello dell’istruzione bilingue assume, oltre alla funzione di “progetto per l’immigrazione”, anche quella di “progetto per l’integrazione”. L’incontro ed il lavoro quotidiani con due lingue e due culture vengono così sperimentati nella pratica scolastica, che per i bambini è il primo contesto di confronto extrafamiliare, ed il terreno ottimale in cui possono imparare a crescere nel rispetto reciproco delle diverse lingue e culture.

In base alle premesse di partenza, alle caratteristiche dell’istruzione bilingue fin qui evidenziate e affrontate dettagliatamente nel corso dei capitoli, è possibile quindi individuare una serie di motivi per i quali un modello d’istruzione così strutturato possa costituire una risposta alternativa al disagio scolastico italiano nella scuola tedesca e alle esigenze interculturali contemporanee, soprattutto in un contesto in cui la presenza di realtà migratorie è particolarmente intensa: uno dei principali motivi è che il bilinguismo è una condizione felice per il multilinguismo, e chi conosce due lingue ne impara più facilmente una terza, e così via. Bilinguismo significa inoltre biculturalismo, perché l’apprendente conosce e sa agire ed interagire positivamente in due ambienti culturali distinti e distanti. Sa muoversi in due culture diverse e non commette gaffes  culturali, che a volte sono molto meno tollerate degli errori linguistici. Sul piano pratico inoltre, come ad esempio nel campo del lavoro, è ovvio che padroneggiare due lingue e muoversi agevolmente in due culture raddoppia la possibilità di mobilità europea dei giovani e l’occasione di inserirsi in molteplici contesti di lavoro.

Quanto argomentato in questo lavoro costituisce inoltre solo il bilancio attuale di questo modello d’istruzione, che se supportato ed incentivato adeguatamente potrà evolversi, migliorare e mettere in luce la sua potenzialità continuata nel tempo. E’ in ogni caso importante sottolineare il significato delle misure finora intraprese e realizzate, in quanto esse hanno costituito il primo segnale effettivo di un impegno concreto rivolto a migliorare una condizione che è al contempo linguistica e culturale, ma anche umana e sociale.

Il percorso svolto fornisce infine un importante spunto di riflessione che ben si adatta al contesto italiano contemporaneo, nel quale la presenza delle comunità immigrate ha assunto ormai da anni un rilievo evidente e ha dato vita a dinamiche socio –culturali vicine a quelle descritte per la realtà tedesca. Anche la scuola e la società italiane si trovano infatti ad affrontare il problema dell’adeguato inserimento delle giovani generazioni straniere e dell’integrazione, proprio come è avvenuto decenni addietro in Germania: varrebbe quindi la pena forse, considerare anche in questo contesto le potenzialità del bilinguismo come forma di istruzione e di relazione, come passo verso la realizzazione effettiva di una società che sostiene, promuove e valorizza l’eterogeneità degli individui, delle lingue e delle culture.
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