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Karl Marx

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Karl Marx (1818-1883)
Karl Marx (1818-1883), in una fotografia del 1875
foto:
John Mayal

La vita di Karl Marx:

Karl Marx nacque a Treviri il 5 maggio 1818. Figlio di un brillante avvocato ebreo che, insieme con la famiglia, si era convertito al protestantesimo per motivi politici, nonostante fosse rimasto su posizioni sostanzialmente agnostiche, Marx ebbe un'educazione improntata al liberalismo ed in un primo momento pensò di seguire la carriera paterna iscrivendosi a Giurisprudenza.

A Berlino, però, il contatto con il club dei Giovani Hegeliani (dei quali in seguito rinnegherà le posizioni) e con il pensiero di Hegel, lo portarono a maturare la decisione di abbandonare Legge e di iniziare a frequentare la facoltà di filosofia a Jena, dove si laureò con una tesi su Democrito ed Epicuro.

Data la politica reazionaria vigente in Prussia, decise che le sue posizioni politiche non gli avrebbero permesso di intraprendere serenamente la carriera universitaria e così divenne caporedattore della Rheinische Zeitung (Gazzetta Renana), che fu in seguito interdetta dal governo. Proprio a causa dello scioglimento forzato del giornale, Marx fu costretto a trasferirsi a Parigi (1843), dove terminò la stesura della Critica della filosofia del diritto di Hegel. Il 1844 fu l'anno in cui Marx abbracciò definitivamente l'ideologia comunista: ne sono testimoni i 2 saggi che pubblicò sul primo (e ultimo) numero degli Annali franco-tedeschi, redatto insieme con Ruge.

Sempre nel '44 Marx strinse una profonda amicizia con Friedrich Engels e con lui cominciò ad interessarsi alle materie economiche, un interesse che sfociò nei Manoscritti economico-filosofici. Il soggiorno francese non durò comunque oltre: sotto la pressione del governo prussiano, Marx fu costretto ad abbandonare Parigi e si stabilì a Bruxelles. Qui, in collaborazione con Engels, scrisse Die heilige Familie (La Sacra Famiglia), diretta contro Bauer ed i suoi discepoli, e maturò il definitivo distacco dalla filosofia tedesca con le Tesi su Feuerbach e, soprattutto, con Deutsche Ideologie (Ideologia tedesca).
Nel 1848 la Lega dei comunisti, al cui primo congresso del 1847 Marx non aveva potuto partecipare, gli propose di stendere un documento teorico-programmatico: il frutto di questo lavoro fu Manifest der kommunistischen Partei (il Manifesto del partito comunista), edito a Londra sempre in collaborazione con Engels. Ristabilitosi nel frattempo in Germania, Marx ne fu nuovamente espulso nel '49 e questa volta si trasferì a Londra, dove si ritirò dalla politica attiva dopo aver tentato di ricostituire la Lega dei comunisti.

Per Marx, la moglie Jenny e la loro numerosa famiglia, il soggiorno inglese si presentò carico di problemi economici: il suo lavoro al British Museum e la sua collaborazione col New York Tribune non sarebbero stati sufficienti al sostentamento se non fossero arrivati aiuti da Engels. Ciò nonostante Marx non interruppe la sua attività di studio e, nel 1866, iniziò a comporre Das Kapital (il Capitale), che, dopo la sua morte, fu redatto da Engels, il quale si basò sui suoi appunti.

Nel frattempo (1864) era diventato la figura dominante dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, per la quale, nel 1870, scrisse due Indirizzi sulla guerra franco-prussiana. Del 1875 sono gli Appunti sul programma di Bakunin Stato e Anarchia e la Critica del programma di Gotha, una disanima nei confronti della decisione di unificazione dei socialisti tedeschi, per Marx poco rivoluzionaria. Nel 1881 gli morì la moglie Jenny e Marx la seguì 2 anni dopo (il 14 marzo 1883), lasciando nello sconforto Engels e tutto il movimento operaio internazionale.
La casa natale di Karl Marx a Treviri
La casa natale di Karl Marx a Treviri, oggi ospita un museo
foto:
Wikimedia Commons

Il pensiero di Marx:

Nel 1858, lavorando al suo primo importante saggio di economia, Per la critica dell'economia politica, Marx così descrive questa prima fase del suo processo di formazione:

«Avevo cominciato lo studio di questa scienza a Parigi, e lo continuai a Bruxelles, dove ero emigrato in seguito a un decreto di espulsione del sig. Guizot. Il risultato generale al quale arrivai e che, una volta acquisito, mi servì da filo conduttore nei miei studi, può essere brevemente formulato così: nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale.»

Struttura - sovrastruttura: è una delle più importanti formulazioni marxiane in ambito teoretico, ciò che fa di questo pensatore un filosofo a pieno titolo. Questa coppia di concetti, infatti, può essere letta, nel solco della tradizione "metafisica" occidentale, come la continuazione di quella ricerca del fondamento che caratterizza tutta la storia della filosofia. In questo caso, si tratta di un vero e proprio ribaltamento prospettico, che pone la sostanza dell'esistenza non più "nel pensiero" degli uomini ma nella loro natura materiale, determinata dal lavoro e dai rapporti di produzione. Ma anche se la concezione idealista e metafisica tradizionale è ribaltata, ciò non toglie che il concetto di "fondamento reale" o "incondizionato" con cui Marx interpreta il ruolo dell'economia nei rapporti umani e nell'esistenza, risponda al medesimo interrogativo sull'"essere" dell'uomo che aveva da sempre guidato la ricerca filosofica.

«Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, la forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l'innanzi s'erano mosse.»

I rapporti di proprietà costituiscono, nell'analisi economica marxiana, l'elemento centrale del rapporto di forza tra le classi. Occorre chiarire che, per Marx, contrariamente che per altri "socialisti" e "utopisti" del suo tempo, non è la proprietà in sé il fattore di ingiustizia sociale da combattere, ma la proprietà dei mezzi di produzione quando è separata da chi effettivamente li utilizza. In poche parole: il capitalista detiene le macchine dell'opificio con cui produce la merce da cui ricava il suo profitto; ma egli non lavora direttamente alle sue macchine, bensì impiega una forza-lavoro salariata alla quale non è destinato il profitto ricavato dal proprio lavoro ma solo una quota di esso (il salario), sufficiente al proprio mantenimento fisico. Questa separazione tra forza-lavoro (proletariato) e mezzi di produzione è l'anomalia sociale che genera, alla lunga, le rivoluzioni.

«Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente fra le forze produttive della società e i rapporti di produzione.»

Testo: Franco Gonzato
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L'orazione funebre di Friedrich Engels:

"Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra. [...] Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana [...].

Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti borghesi che i critici socialisti. [...] Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria. [...]

Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero; i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione, e non rispose se non in caso di estrema necessità. È morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale. Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!"

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